La Schadendreude è dolce come il miele
Avete presente quel piacere segreto che avvertiamo quando il presuntuoso dell’ufficio si ribalta
dalla sedia? O quando la vostra amica bella e perfettina viene mollata di colpo? Ce l’avete
presente il godimento che proviamo quando i vetri infrangibili del pick-up Tesla si rompono sotto
gli occhi atterriti di Elon Musk?
Tranquilli, non si tratta di avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore. È un’emozione. È
naturale. Ed è più comune di quanto siamo disposti ad ammettere. Si chiama Schadenfreude. Una
parola che viene dal tedesco e indica la gioia per le disgrazie altrui. Sebbene si aggiri prepotente
nelle nostre vite, la Sciadenfroide (si pronuncia così!) resta un sentimento furtivo e inconfessabile,
con cui facciamo fatica a confrontarci.
Ma come funziona?
A cosa serve?
È un difetto oppure no?
In un’epoca di celebrazione dell’individualità, di isolamento e di gogne mediatiche condotte a colpi
di tweet, di scontri politici e rabbia populista, di ironia che sempre più spesso degenera in cinismo,
fare i conti con la nostra smania di schadenfreude è anche un tentativo di capire come si vive
davvero di questi tempi.